giovedì 5 maggio 2011

Dal 1° maggio 2011 medicina tradizionale batte medicina alternativa?

Mi sono allarmato quando ho iniziato a leggere l'articolo di Stampa Libera sulla nuova direttiva europea che vieta la commercializzazione di prodotti naturali, la 2004/24/CE, tanto che, preso da un attacco emotivo, ho subito firmato la petizione contro la direttiva. Ho pensato: "vogliamo dare la nostra salute in mano alle multinazionali farmaceutiche che curano solo i loro interessi e non le persone?".

Ho poi navigato i link collegati fino ad arrivare alla comunicazione del 29 aprile 2011 in cui invece viene espressamente ribadito che
"la direttiva sui medicinali vegetali:
  • non bandisce i medicinali tradizionali dal mercato europeo. Al contrario essa introduce una procedura di registrazione più agevole, semplice e meno costosa rispetto a quella che si applica agli altri prodotti medicinali. Inoltre essa ha concesso ai produttori di medicinali vegetali tradizionali un periodo di transizione eccezionalmente lungo, pari a 7 anni, per registrare i loro prodotti
  • non vieta le vitamine, gli integratori minerali e gli infusi di erbe
  • non vieta le terapie e i terapeuti alternativi, l'omeopatia, le piante o i libri sulle piante."
Ora, dov'è la verità? che sia tutta una montatura per creare agitazione e confusione?

Intanto, grazie all'attenzione prestata da zio Ottavio, assiduo lettore del mio blog, ho potuto constatare che mentre anche per Pura Salute il dibattito è tuttora aperto, per Omeopatianet la situazione è davvero oscura. Riporto la parte di articolo che ritengo più interessante:

"Si dice che molti rimedi che presentano un mix di erbe al posto di una sola probabilmente spariranno. Facciamo un esempio: se una persona decidesse di vendere delle saponette fatte artigianalmente contenenti aloe vera e olio dell’albero del the’, servirebbero almeno €200.000 per testare i due ingredienti utilizzati (€100.000- €120.000 ciascuno). E questo solo per un tipo di saponetta, se ne volesse vendere un’altra alla menta e salvia sarebbero altri € 200.000.
Questa nuova legge quindi probabilmente spingerà i produttori a concentrarsi su un numero limitato di piante commercialmente già affermate ed a dimostrare questa tendenza c’e’ il fatto che fino ad ora delle 79 licenze concesse, ben 27 riguardano le stesse erbe - Valeriana (15) ed Echinacea (12). Tra i rimedi naturali che sono considerati ‘in pericolo di estinzione’ invece compaiono:
  • Cascara sagrada: impiegata per stimolare l’intestino.
  • Crataegus monogyna (anche noto come Biancospino): usato per alleviare i dolori causati dall’angina pectoris.
  • Tabebuia impetiginosa: dalle proprieta’ anti-infiammatorie ed indicata per le infezioni.
  • Withania somnifera (anche nota come Ashwagandha): anti-infiammatorio usato per problemi di artrite e per rinforzare il sistema immunitario.
  • Epimedium grandiflorum: stimolante per la libido.
  • Filipendula ulmaria (anche nota come Olmaria): utilizzata per combattere l’acidita’ di stomaco, la diarrea e il mal di testa.
  • Scutellaria baicalensis: dalle proprieta’ antidolorifiche e rilassanti.
Un altro motivo di preoccupazione è che nessuna delle compagnie che hanno già registrato le piante appartiene al ramo della medicina Cinese o Indiana (Ayurvedica), quindi si teme che i prodotti legati a queste tradizioni, nonostante siano tra le più affermate e popolari al mondo, diventino praticamente introvabili in Europa. Uno dei requisiti che un’erba deve possedere per essere registrata infatti e’ che deve essere stato documentato il suo uso in Europa da almeno 30 anni, oppure da 15 in Europa e 15 in un altro continente.
Bisogna anche considerare che la difficoltà nel trovare i rimedi naturali che fino ad ora sono stati liberamente venduti sia nelle erboristerie sia su Internet, potrebbe scatenare il boom di un mercato nero delle medicine alternative. Con la relativa messa in circolo di prodotti ancor meno controllati di quanto lo siano adesso si otterrebbe l’effetto opposto da quello voluto dalla Direttiva.
D’altra parte, la necessita’ di regolarizzare di piu’ questa industria è stata anche giustificata da episodi come quello di qualche tempo fa, citato da The Guardian, dove una donna inglese dopo essersi rivolta per problemi di acne ad un centro di medicina cinese, si e’ trovata non solo con una pelle splendida, ma anche con tre dialisi settimanali da fare a vita. Infatti una delle medicine a lei prescritte conteneva un’erba tossica, l’Aristolochia, che le aveva in poco tempo distrutto i reni, causato un tumore alle vie urinarie e provocato un infarto.
Nonostante questi episodi, l’Inghilterra stessa però sembra aver gia’ trovato il modo di raggirare la Direttiva Europea. Infatti il governo britannico ha recentemente deciso di muoversi in favore della tutela di quelle persone che scelgono la medicina alternativa al posto di quella tradizionale, garantendo la disponibilità dei prodotti. Da notare che lì uno dei supporters più noti delle terapie complementari è il Principe Carlo in persona."
Qualcuno ha ora le idee più chiare?

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